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FIBROMIALGIA E APPROCCIO NUTRIZIONALE

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CHI È IL SOGGETTO FIBROMIALGICO (FM)

La fibromialgia è una patologia caratterizzata da diffusa sensibilità al dolore e altri sintomi come affaticamento, disturbi del sonno, depressione, ansia, difficoltà cognitive, mal di testa, lombalgia, rigidità mattutina e malattie come la sindrome dell’intestino irritabile, sindrome da affaticamento cronico, artrite reumatoide sistemica, lupus eritematoso e osteoartrosi. La fibromialgia ha un enorme impatto sulla qualità della vita (QOL) dei pazienti che lamentano una ridotta funzionalità o capacità di condurre le attività della vita quotidiana. Come evidenziato da recenti ricerche  il tasso di prevalenza è circa il 2% nella popolazione generale, il 3,9% delle donne di età 20-40 anni. Il 5,8% delle donne di età compresa tra 40-60 e il più alto, l’8% nelle donne di età compresa tra 55-64 anni. La FM è più diffusa nelle donne rispetto agli uomini, in circa un rapporto 3: 1.

STATO NUTRIZIONALE DEL SOGGETTO FM

Si è evidenziato che nella popolazione di soggetti fibromialgici vi è una prevalenza di sovrappeso e obesità, fino al 70%, così come alcuni disturbi alimentari . È noto come l’eccesso di peso sia correlato all’aumento della concentrazione sierica di Proteina C-reattiva (CRP). La riduzione del BMI è utile e necessario per gravare meno sulle articolazioni, per ridurre la fatica nei movimenti e aumentare la volontà di praticare attività fisica, tutte conseguenze che possono aiutare il soggetto fibromialgico nel migliorare la sua qualità di vita e nel permettergli di portare altre al termine altre terapie posturali e fisioterapiche.

Altra caratteristica comune sono deficienze nutrizionali riscontrati per micronutrienti quali magnesio, selenio, zinco, iodio, ferro, vitamina D, melatonina e amminoacidi a catena ramificata . Sebbene non sia stato possibile determinare se queste carenze siano causa o conseguenza dell’eziopatogenesi della fibromialgia, e sono necessari ulteriori studi in merito, è opinione comune che una sana dieta per il mantenimento del peso e integratori alimentari, per risolvere stati di carenze nutrizionali, siano raccomandati per migliorare lo stato di salute .

EVIDENZE SCIENTIFICHE CORRELATE AD APPROCCI DIETOTERAPICI

EVIDENZE SCIENTIFICHE CORRELATE AD APPROCCI DIETOTERAPICI

La scienza della nutrizione ha fatto grandi progressi negli ultimi 100 anni, sebbene la nutrizione sia considerata terapia complementare nel trattamento di varie malattie, e non ci sono specifiche raccomandazioni nutrizionali per il trattamento della fibromialgia , è opinione della comunità scientifica  che  i pazienti dovrebbero essere incoraggiati a mangiare pasti equilibrati e nutrienti a orari regolari, mantenersi in buona salute e idratazione, assumere integratori quando necessario per il trattamento di sintomatologie secondarie, come nel caso di IBS. Sempre secondo le raccomandazioni del Canadian Consensus del 2003, la supplementazione con vitamine è spesso consigliata in quanto esse sono cofattori che aiutano gli enzimi nell’uso di sostanze nutritive.

Nonostante non vi siano ancora indicazioni specifiche su trattamento nutrizionale in fibromialgia, ci sono però numerose pubblicazioni che evidenziano miglioramenti nello stato di salute, stile di vita e punteggio nella scala del dolore dei pazienti fibromialgici. Inoltre, seguire regimi alimentari più salutari, può aiutare a ridurre il rischio di altri disturbi che possono solo aggravare la condizione complessiva di salute .

Essendo la fibromialgia una malattia caratterizzata da un’infiammazione cronica e stress ossidativo, evidenze scientifiche sottolineano quanto diete ricche di antiossidanti, come quelli a base di prodotti vegani crudi chiamati cibo vivo (LF o Raw Food) diano effetti positivi . In soggetti che seguono un’alimentazione a base vegetariana-vegana crudista, si riscontrano nel loro plasma livelli più alti di α e β caroteni, licopene, luteina, vitamina C e vitamina E, rispetto ai controlli che seguono una dieta normale. Inoltre, si ritrovano aumentati anche i livelli di composti polifenolici come la quercetina, la miricetina e il campferolo rispetto che nei gruppi di controllo onnivori . Queste linee guida alimentari hanno migliorato lo stato di salute nei soggetti FM, come una riduzione dell’indice di massa corporea (BMI), colesterolo totale e sodio nelle urine, una riduzione sulla scalda del dolore, rigidità articolare, qualità generale della salute e qualità del sonno tramite questionari (VAS, HAQ e GHQ) . Studi hanno evidenziato però quanto sia stata la sinergia di fattori fisiologici (mi sento meglio) e psicologici (sono quindi motivato a continuare), a produrre un effettivo miglioramento. Ricordiamoci come il cambiamento dello stile alimentare sia visto come uno stress da parte del paziente; essere seguito, motivato e monitorato, anche sotto aspetto psicologico hanno rappresentato la chiave di vittoria per una parte di pazienti che sono stati motivati a concludere il trattamento. Alcuni aspetti della nuova dieta migliorano infatti la sensazione di fatica e i disturbi legati alla sfera del sonno, la capacità di eseguire movimento facendo percepire un effetto immediato di positività e sollievo che motivano così il paziente a continuare nell’aderenza al protocollo . Se da un lato non ci sono ancora linee guida dietetiche specifiche da adattare a tutti i pazienti con fibromialgia, ci sono alcuni alimenti o gruppi di alimenti che sembrano fare la differenza . Ad esempio, tutti gli esperti di WebMD hanno concordato sul fatto che per la stragrande maggioranza delle persone con fibromialgia, l’utilizzo di aspartame potrebbe esacerbare i sintomi della patologia. Il dolore acuto/cronico attiva un recettore del dolore nel sistema nervoso noto come NMDA. L’aspartame, classificato come eccitotossina, aiuta a stimolare l’attivazione di questo recettore, che nei soggetti FM si trova iperespresso e già eccessivamente attivato. Per quanto riguarda altri dolcificanti artificiali come, saccarina e stevia non sembrano avere lo stesso effetto dell’aspartame. Anche additivi alimentari tra cui MSG (glutammina monosodica) e nitrati possono intensificare i sintomi del dolore in molti individui. Come l’aspartame, MSG è classificato come un’eccitotossina e ha lo stesso potenziale per colpire i recettori NMDA. Altra indicazione alimentare secondo i ricercatori è quella di ridurre il consumo di zuccheri semplici e carboidrati raffinati che, non agiscono direttamente sulla sintomatologia fibromialgica ma, i picchi glicemici seguiti dai rispettivi cali possono ancora di più peggiorare la condizione di fatica che caratterizza questi pazienti . Sono in esame anche gli alimenti che contengono sostanze stimolanti come caffeina, teina etc; studi affermano che debbano essere ridotte poiché l’effetto della caffeina è relativamente breve e transitorio”, afferma McNett, “Ed è seguito da un effetto sedativo sostanzialmente più lungo e più profondo”.  Tenendo conto che i soggetti fibromialgici sono spesso affetti da sindrome dell’intestino irritabile e infiammazione cronica, gli esperti affermano che possa essere utile ridurre l’assunzione di glutine, in quanto può esacerbare una condizione nota come intolleranza al glutine. L’esclusione del glutine dovrebbe essere seguita da una dieta equilibrata, con l’ingestione di cereali integrali, aumento delle verdure e riduzione della densità energetica degli alimenti. A tal proposito è stato recentemente pubblicato il protocollo del primo studio randomizzato controllato per valutare gli effetti dell’esclusione del glutine nei pazienti sensibili alla fibromialgia .

EVIDENZE SCIENTIFICHE E INTEGRAZIONE NATURALE

Alcuni studi stanno indagando su come lo stress ossidativo (OE) possa essere coinvolto nello sviluppo e mantenimento di questa sindrome e sia un mediatore importante nel circolo vizioso, aggravamento dell’affaticamento cronico, se non la causa primaria dell’affaticamento stesso . Sembrano che i soggetti fibromialgici abbiano una predominanza di uno stato pro-ossidativo, con alti livelli di radicali liberi, e una capacità antiossidante inferiore. Riscontrare quindi bassi livelli di selenio, zinco, ferro, rame e magnesio, oligoelementi che sono estremamente importanti nel mantenere l’equilibrio ossidanti / antiossidanti nel corpo evidenzia come sia necessario ripristinarne tali valori. Risultano quindi numerosi gli studi sull’integrazione con prodotti botanici come l’alga Chlorella Pyreinoidosa, il Gingko Biloba, alcuni antiossidanti come il coenzima Q10, l’acido ascrobico, Vitamina E (α-tocoferolo) e β-carotene. Su queste premesse molti studi si sono dirottati sull’utilizzo del CoQ10 nel trattamento della fibromialgia, dimostrando un’induzione della biogenesi mitocondriale, espressione genica e numero di copie del DNA mitocondriale. Il supplemento con CoQ10 ha migliorato la qualità del sonno e la prontezza mentale, ridotto il dolore alle articolazioni, intensità e frequenza di episodi di emicrania, nonché miglioramento dei sintomi di affaticamento, depressione e . Gli studi con CoQ10 coinvolgono però un piccolo campione e i loro risultati non possono essere generalizzati, dimostrando come siano necessarie ulteriori ricerche per chiarire meccanismi precisi mediante i quali. In uno studio di controllo su donne in premenopausa, è stata osservata un’associazione tra basse concentrazioni di vitamina D e dolore nel gruppo di pazienti, indicando che l’ipovitaminosi D possa avere un impatto sull’intensità del dolore . L’aggiunta di vitamina D 50.000 UI settimanalmente a trazodone 25 mg al giorno ha mostrato un miglioramento significativo in qualità della vita e percezione del dolore in a coorte di pazienti FM carenti di vitamina D. Il dolore da fibromialgia è stato correlato a una debolezza di funzione serotoninergica, con una concentrazione del triptofano (precursore) plasmatico totale inferiore, nonché un rapporto inferiore tra triptofano plasmatico e amino acidi valina, leucina, isoleucina, fenilalanina e tirosina, che competono con il triptofano per lo stesso meccanismo di assorbimento a livello cerebrale . Di conseguenza si sono aperte diverse linee di sperimentazione sull’integrazione con il 5-idrossitriptofano (5-HTP), che ritrova diversi riscontri nella comunità scientifica . Per quanto riguarda l’uso di integratori, sono necessari acidi grassi essenziali (EFA) per mantenere l’integrità della membrana cellulare e un equilibrio sulla sintesi delle prostaglandine. L’integrazione con metilsulfonilmetano (MSM) può rafforzare il tessuto connettivo e ridurre i dolori articolari, la glucosamina solfato può ridurre dolore e migliorare la mobilità delle articolazioni e la glutammina può migliorare la funzione muscolare e favorire la crescita produzione di ormoni.

CONCLUSIONI

In conclusione da professionisti specializzati nel campo della nutrizione possiamo aiutare il soggetto fibromialgico intervenendo su tre livelli differenti.

  1. In un primo momento si procede con la valutazione della composizione corporea e della variabilità cardiaca (HRV) avvalendoci delle seguenti misurazioni:

– antropometrica standard (peso, altezza e circonferenze)

– rilevazione delle pliche corporee e stima della percentuale di adiposità viscerale e muscolare

– rilevazione dell’idratazione corporea e stima della percentuale di massa magra idratata, tramite tecnica bioimpedenziometrica

– rilevazione tramite fascia FIRSTBEAT collegata a software ANS per eseguire test statico ed ortostatico con di valutazione della variabilità cardiaca (HRV)

– Monitoraggio dell’HRV del paziente in remoto tramite Oura Ring

In seduta di prima visita il nutrizionista può richiedere vengano prescritti accertamenti di Laboratorio quali esame del sangue per valutare carenze nutrizionali e di micronutrieni, analisi del microbiota intestinale e intolleranze alimentari (gut screening, iga secretorie, esami intolleranze alimentari, istamina fecale e calprotectina fecale), analisi dello stato di salute di membrana cellulare (lipidomica di membrana) e analisi del metabolismo cellulare (metabolomica e tecnica campo oscuro).

A seconda della composizione corporea, in particolare la percentuale di adiposità stimata e della valutazione del sistema nervoso autonomo ed HRV relativamente rilevata, se necessario, si applicheranno strategia dietoterapiche (diete low carb, diete chetogeniche, intermittent fasting) per ottenere un calo ponderale del BMI, focalizzandosi principalmente sulla percentuale di adiposità. In seconda battuta, a seconda degli esiti degli accertamenti eventualmente prescritti si decide su personalizza ulteriormente il piano nutrizionale, mantenendo un’alimentazione basata sulla perdita della percentuale del tessuto adiposo ma passando gradualmente ad un’alimentazione antiinfiammatoria e detossificante. Verranno quindi eliminati glutine e lattosio, alimenti infiammatori a livello intestinali e altri nutrienti che risulteranno infiammatori per il soggetto.

  1. In seguito ad esiti degli esami del sangue ed eventuali accertamenti prescritti, indicati sopra, si procederà a stilare un protocollo di integrazione personalizzato e mirato a risolvere stati di infiammazione, stress ossidativo, e carenze energetiche. Come integrazione ci si focalizzerà quindi su amminoacidi essenziali, antiossidanti, vitamina D (previo dosaggio ematico), omega 3/6 (previa lipidomica di membrana), miscele di probiotici e prebiotici intestinali ed enzimi digestivi (previo esami del microbiota intestinale).

  1. Il paziente fibromialgico sarà quindi monitorato in remoto 24h/24h tramite device che permettono di monitorare costantemente la variabilità della frequenza cardiaca, rilevando dati fondamentali e preziosi valutare lo stato di salute del paziente, di stress, di allenamento e andamento del sonno. Questi dati sono quindi necessari per coordinare gli altri professionisti che lavorando in team possono rimanere aggiornati e seguire a 360 gradi il paziente.

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BIA 101 BIVA Akern

ANS ANALYSIS and OURA RING for HRV MONITORING

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Roberto Sassi1, Sergio Cerutti2, Federico Lombardi3, MarekMalik (Chair of the writing committee) 4*, Heikki V. Huikuri5, Chung-Kang Peng6,7, Georg Schmidt8,9 and Yoshiharu Yamamoto10

Document Reviewers: Bulent Gorenek (Chair of the reviewcommittee, Turkey), Gregory Y.H. Lip (UK), Guido Grassi (Italy), Gulmira Kudaiberdieva (Turkey), James P. Fisher (UK), Markus Zabel (Germany), and Robert Macfadyen (UK)

1.Dipartimentodi Informatica, Universita` degli Studi di Milano, Italy; 2.Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano, Italy; 3.UOCMalattie Cardiovascolari,

Fondazione I.R.C.C.S. Ospedale Maggiore Policlinico, Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunita`, Universita` degli Studi di Milano, Italy; 4.St. Paul’s Cardiac Electrophysiology,

University of London, and Imperial College, Dovehouse Street, London SW3 6LY, UK; 5.Medical Research Center, Oulu University Hospital and University of Oulu, Finland; 6.College of

Health Sciences and Technology, National Central University, Chungli, Taiwan; 7.Beth Israel Deaconess Medical Center, Harvard Medical School, Boston, MA, USA; 8.Medizinische Klinik

der Technischen Universita¨tMu¨nchen, Munich, Germany; 9.DZHK (German Center for Cardiovascular Research), partner site Munich Heart Alliance, Munich, Germany; and 10.Graduate

School of Education, The University of Tokyo, Japan

Received 26 June 2014; revised 4 September 2014; accepted 13 January 2015; online publish-ahead-of-print 15 July 2015

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